Mestre, Novotel

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Il "modello veneto" tra eccellenze e criticità

Sono stati necessari 10 anni perché il Veneto si risollevasse dalla crisi economica generata nel 2008 dallo scandalo Lehman Brothers e riportasse in segno positivo la crescita nei settori dell’agricoltura, dell’industria, delle costruzioni e dei servizi.

Tra il 2014 e il 2018 abbiamo generato un PIL più elevato della media italiana. L’export delle imprese venete ha superato i 63 miliardi di euro nel 2018, terza regione italiana, dopo Lombardia ed Emilia Romagna ed abbiamo registrato un avanzo commerciale di 15 miliardi. Con 70 milioni di presenze turistiche siamo la prima regione in Italia per presenze (16,4% del totale italiano) e sesta in Europa, con una bilancia turistica in attivo di 3,3 miliardi.

I dati OCSE certificano che i nostri giovani sono preparati, specialmente in matematica, dove i veneti sono primi nelle scuole professionali e secondi in generale nei test INVALSI. Siamo anche buoni utilizzatori dei fondi europei.

L’altra faccia della medaglia ci rappresenta con un tasso di occupazione femminile più basso rispetto a Lombardia ed Emilia Romagna; un calo dei lavoratori indipendenti ed un aumento del lavoro part time.

Se nel 2000 il nostro reddito era equiparabile a quello dei tedeschi del Baden Wurttemberg, oggi gli abitanti di Stoccarda producono un PIL del 31% più alto del nostro che continua a rallentare.

La crisi delle banche popolari ha rafforzato la stretta creditizia alle imprese, ed ha evidenziato una crisi della classe dirigente che fatica a promuovere sinergie tra livelli di governo e operatori economici.

Il modello veneto, insomma, nonostante molte eccellenze, non sembra essere così solido come un tempo. Con i nostri ospiti cercheremo di averne più consapevolezza, perché l’emergenza Coronavirus sta per metterci ancora una volta alla prova.

Ne parliamo con Renato Mason, segretario della CGIA di Mestre, Gianluca Forcolin, vicepresidente della Giunta regionale del Veneto, Stefano Fracasso, Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto, con il coordinamento di Bruno Bernardi, direttore della Scuola di Formazione Politica.