Progetto curato da Antonio Manno
Il progetto culturale VeneziE, reso possibile dall’associazione “Il Circolo Veneto” e aperto ai cittadini e agli abitanti della città metropolitana, è ispirato a un approccio critico e interdisciplinare, aperto al dibattito. Il progetto, che intende offrire una veduta a tutto tondo sull’intero territorio, spazia sulle storie, le arti, le architetture, le politiche, le culture, le mentalità, le devozioni, le tradizioni e i miti che hanno contribuito a plasmare l’identità di una città unica, molteplice e contraddittoria. Il suo obiettivo più ambizioso è quello di favorire un’esperienza educativa coinvolgente per i partecipanti e renderli consapevoli del patrimonio culturale, materiale ed immateriale, che li circonda per favorire la coesione sociale e la convivenza civile.
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Se il fine principale del progetto VeneziE è quello di riscoprire criticamente le vicende storiche passate e recenti per mostrare al grande pubblico le radici che lo legano al proprio territorio e favorirne l’integrazione, i molteplici argomenti affrontati nelle conferenze intendono perseguire un duplice obiettivo: da un lato, illustrare la dinamica molteplicità di Venezia e dei suoi territori e, dall’altro, far emergere lo stretto legame fra i destini di Venezia e quelli di Mestre, senza rinchiudersi in un approccio storico autarchico o campanilistico.
Il progetto ha come orizzonte la città metropolitana e tutti i suoi abitanti e cittadini, con un particolare riguardo alle comunità scolastiche della scuola dell’obbligo, ai loro insegnanti e ai loro allievi, tra i quali sta aumentando la presenza di figli di immigrati. A loro e alle loro famiglie occorre dedicare, con inedite formule di comunicazione da sperimentare nei prossimi anni, un paziente e lungo lavoro di informazione storica sui luoghi in cui vivono, studiano e lavorano, allo scopo di favorirne l’integrazione sociale e il radicamento.
Il successo delle affollate conferenze, finora frequentate da un pubblico di lingua italiana e in età avanzata, è di buon auspicio per il raggiungimento di una meta difficile e complessa. La partecipazione ottenuta è stata senz’altro il frutto di un forte e sentito desiderio di apprendere la storia veneziana da parte della cittadinanza mestrina,
consapevole che la conoscenza del proprio passato è uno strumento vitale per la comprensione del presente e la progettazione del futuro. Tuttavia, non va sottaciuta la necessità di riuscire a raggiungere un pubblico più giovane e ampio, allestendo iniziative più consone alle scuole e ai social media come, ad esempio, l’organizzazione di un’esposizione didattica intitolata “Mestre com’era. La podesteria durante il governo veneziano (1337-1797)”. La mostra, in sintonia con gli scopi educativi del progetto culturale VeneziE, mirerà alla valorizzazione di due pregevoli plastici, di proprietà comunale, che riproducono l’impianto urbano dell’antico borgo e conservati presso la torre dell’Orologio e la Biblioteca Civica VEZ. I materiali esposti saranno costituiti da cartelloni tematici itineranti, facilmente riutilizzabili e da destinare alle scuole, alle sedi di quartiere, alle biblioteche civiche e ai centri culturali stranieri, come pure ai mercati, alle sagre e alle feste della città metropolitana. I testi, comprensibili e non specialistici, saranno affiancati da immagini di antichi documenti cartografici e riproduzioni di vecchie fotografie riguardanti luoghi e manufatti scomparsi, trasformati o ancora esistenti.
La coda (C. Oldenburg, C. van Bruggen, Lion’s Tail, 1999) che penzola dalla facciata della nuova Emeroteca dell’arte, a Mestre, si sposa al progetto VeneziE. Infatti, a proseguimento di tale ironica estremità si potrebbe immaginare l’enorme corpo del mitico animale marciano ‒ proteso tra il Duomo e la Torre dell’Orologio ‒ che, allargando le sue ampie ali, accomuna i trascorsi storici di Mestre e Venezia.
Tuttavia, la scelta efficace di riqualificare uno spazio urbano con l’arte contemporanea andrebbe equilibrata con analoghe iniziative culturali a carattere storico, proprio per evitare alla cittadinanza di rimanere ignara del suo passato e senza memoria. La consapevolezza storica consente un esercizio di comprensione critica del presente.
Raccontare e capire le storie di un luogo serve a mettere in prospettiva il presente, a dar voce ai valori e ai modi di vedere, diversi o contrapposti, presenti in un territorio. In altre parole, favorire la diffusione di una cultura storica significa predisporre uno strumento per consentire l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole.
Venezia e Mestre, da decenni offrono al grande pubblico innumerevoli e variegate iniziative di contenuto storico, eppure, se si concentra l’attenzione sulle istituzioni museali cittadine ‒ che costituiscono uno dei principali mezzi di divulgazione ‒, emergono singolari e contrapposte circostanze culturali. I musei situati a Venezia raccontano con facondia la storia locale fino alla caduta della Repubblica e, di recente, si sono aperti all’arte contemporanea, facendo tesoro degli insegnamenti provenienti dalle Biennali e dalle aspettative del loro pubblico internazionale.
Al contrario, a Mestre, dove sta crescendo l’offerta di arte contemporanea, non esiste un museo della città antica. I falliti tentativi di Giuseppe Urbani de Gheltof di riunire e rendere accessibili al pubblico le sue raccolte archeologiche, ora quasi del tutto disperse, appartengono ormai a un remoto passato. E anche la più recente speranza di veder sorgere un moderno museo cittadino del Novecento, auspicato da abitanti e studiosi locali, è stata purtroppo tradita dando corpo a una tacita convinzione collettiva secondo la quale il secolo in cui la Mestre attuale ha preso forma non può essere oggetto di narrazione storica.
Altrettanto emblematica è la rimozione, museale s’intende, del ricordo dei moti risorgimentali del 1848, perpetuata sul finire del Duemila. I preziosi cimeli e le opere sul Risorgimento, un tempo esposti in una sezione del museo civico Correr, sono stati smantellati e confinati nei magazzini. Al contrario, a Mestre sono reperibili alcuni reperti della stessa epoca, conservati nel modesto e stipato Museo Storico Militare di Forte Marghera, tenuto in vita da encomiabili volontari. L’auspicio sarebbe quello di aprire un nuovo e moderno spazio museale, da situare nello stesso Forte e da arricchire con i materiali del Correr, opportunamente affiancati con sezioni dedicate alle fortificazioni e alle due guerre mondiali.
Venezia è unica, ma non immutabile. La città lagunare, apparentemente immobile, è stata ed è un luogo in perenne trasformazione, segnato da armonie e conflitti. La sua forma urbanistica, ora paragonata a quella di un pesce per rimarcarne l’indissolubile legame con l’acqua, è il risultato di ampliamenti avvenuti nel corso dei secoli e, in particolare, nell’Otto e Novecento. La stessa idea di una città refrattaria al ‘moderno’ è un mito romantico alimentato dai visitatori anglo-tedeschi, come John Ruskin. Nel corso del tempo, Venezia è stata teatro di considerevoli interventi di trasformazione e ammodernamento del proprio tessuto urbano e territoriale, soprattutto per quanto riguarda il ripristino o il potenziamento delle vie d’accesso acquee e terrestri, come pure la deviazione dei fiumi e lo scavo di canali. L’evoluzione del suo stesso patrimonio edilizio, che erroneamente si ritiene congelata nel passato, è invece il risultato di continue addizioni avvenute dai tempi più antichi fino ad oggi. Si consideri che un quarto del suo attuale patrimonio è infatti costituito da case realizzate dopo il 1919. Uno sguardo, sia pur fugace, alle sue sole architetture rende palese che in essa convivono più forme e stili architettonici, senz’altro da conservare e tutelare, e non certo da stravolgere indiscriminatamente.
Ed è proprio per sottolineare le incessanti metamorfosi di Venezia e per non cadere in sterili nostalgie, ma anche per narrarne le vicende più variegate, unitamente alla Laguna e ai territori circostanti di terraferma, che si è voluto declinare il nome del progetto al plurale. Anche se il termine prescelto evoca quello antico di Venetiae, il vasto ambito territoriale con il quale si indicava la X Regio augustea, non ci si occuperà di questioni etniche, né tanto meno del concetto di unità veneta.
Al contrario, pur prestando attenzione alla civiltà veneta e veneziana, ci si propone di illustrare e di capire la città di Venezia e il suo entroterra come luoghi di migrazione, o meglio ancora come un crogiolo di popolazioni, di lingue e provenienze diverse, la cui energia collettiva, oltre che dall’organizzazione amministrativa e politica della Repubblica, è stata resa possibile dall’intrecciarsi delle loro molteplici culture e interessi. Si pensi, a solo titolo di esempio, alle provenienze diverse di contadini, mercanti, artisti, letterati, scienziati e artigiani confluiti a Venezia fin dalle sue origini e nel corso dei secoli successivi. E da tali flussi migratori non fu esente il territorio della gronda lagunare la cui vocazione era e resta quella di fungere da cerniera o ponte fra acqua e terra, proprio laddove era più agevole l’ingresso in Laguna, come testimonia la presenza, nella Mestre antica, di mercanti d’oltralpe, dislocati lungo via Torre Belfredo, o di una consistente comunità di ebrei, presente a partire dalla fine del Trecento, ben prima della nascita del ghetto veneziano, dotata di una sinagoga e con alcuni membri titolari di banchi di pegni.
Restituendo alla immediata Terraferma veneziana il ruolo storico e sociale che le spetta, occorre prestare la dovuta attenzione a un avvenimento non ancora adeguatamente valutato dagli studiosi e anche dagli storici locali, allorché, nel corso del XIV secolo, Venezia decise di espandersi e di impadronirsi dei territori mestrini, giungendo fino a Treviso, e inaugurando così un nuovo ed inedito corso della propria storia. Per la città-Stato l’annessione dell’approdo naturale alle vie di commercio verso il continente equivalse, per usare la metafora del palazzo veneziano dotato di due opposti ingressi, alla creazione della propria porta urbana “da Terra”, geograficamente opposta e pur tuttavia funzionale a quella “da Mar”, situata nel porto di Lido e replicata, simbolicamente, dalle due grandi colonne affiancate, nella Piazzetta di San Marco. Fin dall’inizio del governo veneziano, Mestre assunse dunque il ruolo indissolubile e cruciale di ingresso “da Terra” della Serenissima. Il Leone marciano rivolto a occidente, con le zampe posteriori in acqua e quelle anteriori, ben salde sulla terra, esprimeva allegoricamente un cambio di rotta radicale nella politica economica della Repubblica e, grazie ad una raffigurazione emblematica e comprensibile alla popolazione, consentiva di situare idealmente il piccolo borgo mestrino e il suo entroterra, a vocazione agricola, nell’orbita della capitale e dei suoi vasti traffici commerciali. I lavori faraonici per l’apertura di quello che si potrebbe definire il nuovo porto intermodale di Mestre, costituito da un lungo canale rettilineo o Cava Gradeniga, ora Canal Salso, costituirono, unitamente al suo antico approdo di Piazza Barche, ora interrato, l’opera urbanistica che unì in modo indissolubile, ancor prima dell’attuale ponte ferroviario e stradale, due ambienti geografici distinti, rendendoli inseparabili. La presa di Mestre e Treviso segnò infatti un giro di boa fondamentale nella rotta geo-politica della Serenissima, tanto che la sua classe dirigente, pochi anni dopo, pienamente consapevole del cambiamento in atto, deliberò orgogliosamente di erigere un nuovo Palazzo Ducale, espressione del primato di una città-Stato fondata sull’abbondanza derivata dal commercio e retta da Libertà e Giustizia. La funzione economica di Mestre, snodo dei traffici terrestri e fluviali, trova il proprio suggello con l’erezione del nuovo circuito difensivo, il Castelnuovo, i cui lavori vennero intensificati dopo la guerra di Chioggia. La sparizione di tali manufatti, segnati da una storia urbana a tratti concitata e, sul lungo periodo, contraddittoria, è stata indotta dall’apparizione di nuovi mezzi e vie di comunicazione, come pure dallo crescita impetuosa di alcune aree residenziali e produttive, tanto da far insorgere, a causa di un diffuso sviluppo urbano senza qualità, “dubbi sull’esistenza di Mestre”.
Infatti, i due segni urbani distintivi del ruolo di Mestre come porta da Terra ‒ l’approdo acqueo di Piazza Barche, immortalato dal Canaletto, e le mura cittadine con i loro tre ingressi ‒ sono stati fisicamente eliminati e rimpiazzati in tempi diversi da altri luoghi: Forte Marghera, sorto a guardia del Canal Salso; il collegamento ferroviario con Venezia che, unitamente a quello stradale, ha portato alla decadenza di quello acqueo e al potenziamento di un nuovo snodo del traffico di merci e passeggeri, la stazione ferroviaria di Mestre, segno indelebile di demarcazione e separazione da Marghera, a sua volta luogo dello sviluppo portuale, industriale e residenziale del Novecento, e ora simboleggiato, sia pure involontariamente, dall’imponente carroponte blu sul quale campeggia il nome di Fincantieri, un’iconica quanto effimera e impercorribile porta.
Il progetto VeneziE è stato inaugurato affrontando temi incentrati esclusivamente sulla Serenissima, ma si è cercato di non celebrarne, come spesso avviene, il primato assoluto, e soprattutto evitando il rischio di una banale riproposizione di quanto, a Venezia, numerose ed autorevoli istituzioni culturali espongono già da decenni, avvantaggiate tra l’altro dal richiamo di sedi prestigiose, oltre che dalla presenza in loco di esperti e di un nutrito pubblico universitario. Le prime conferenze, iniziate nel novembre 2022, proseguite nell’anno successivo e condotte con approcci e prospettive diverse, hanno illustrato, a partire dal medioevo, la collocazione della Repubblica in uno scenario europeo e mediterraneo, per poi approfondire le questioni inerenti la difesa dei suoi confini nel corso del XVI secolo e i riflessi indotti da tale situazione nel nascente mito della Repubblica, illustrato nei dipinti del Palazzo Ducale. I restanti incontri, anziché mirare alla storia dei grandi eventi e alle scelte deliberate dallo Stato, sono stati dedicati ad aspetti sociali, di costume e devozionali, legati alle tradizioni, con particolare riguardo al ruolo della donna, alla tavola e alle tradizioni gastronomiche, nonché alla popolare festa di san Martino. A Mestre sono stati esposti presso l’antica sede della Provvederia i disegni e le illustrazioni ideati per i ragazzi e dedicati alla città di Venezia, alle sue feste e agli antichi mestieri.
La novità introdotta nel programma di VeneziE del 2024 sono state le conferenze dedicate alla storia di Mestre e al suo territorio: la gronda lagunare, le sue antiche vie di comunicazione stradale e fluviale verso Venezia, i corsi e le diversioni di fiumi come il Brenta o il Marzenego a salvaguardia della Laguna ‒ argomenti che meriterebbero l’installazione di un aggiornato apparato di cartelloni didattici e informativi per i passanti. Si è prestata attenzione anche alle sue fortificazioni medievali, ricostruite alla luce dei rinvenimenti archeologici e della documentazione archivistica, grazie ai quali l’Istituto Berna ha realizzato un modello tridimensionale, ora visibile presso la biblioteca civica VEZ. Un circuito difensivo del quale sopravvivono solo poche vestigia che richiederebbero comunque un’adeguata valorizzazione.
Infine, le vicende dell’assedio di Forte Marghera, espressione della volontà di dominio franco-austriaca, e i moti del 1848, capeggiati da Daniele Manin, sono stati inquadrati in un più ampio panorama politico e militare che vide come protagoniste le casate dei Savoia e degli Asburgo.
Le restanti conferenze del 2024, in conformità a uno degli obiettivi del progetto VeneziE, hanno continuato a scandagliare la storia di Venezia da molteplici angolazioni. La città e la sua Laguna, fotografate dall’alto, in omaggio alla celebre veduta cinquecentesca di Jacopo de’ Barbari, hanno consentito di riscoprire e riflettere sul patrimonio naturalistico e monumentale delle isole lagunari; nello straordinario arabesco di acqua e terra sono ancora rintracciabili antichi lacerti di storia: lazzaretti, monasteri, ottagoni fortificati, valli da pesca e canali. La tradizione popolare del Carnevale è stata invece esaminata grazie alle testimonianze pittoriche e poetiche e all’illustrazione delle maschere nel teatro. E il libertino Giacomo Casanova è stato descritto attingendo alla sua autobiografia e ad altri documenti che ne hanno fatto emergere la poliedrica personalità di viaggiatore, giocatore ed erudito scrittore.
A due altre conferenze si deve l’illustrazione di temi alquanto singolari. Da un lato, l’efficiente funzionamento del servizio postale, garantito dalla Compagnia dei Corrieri della Serenissima e essenziale per consentire le comunicazioni epistolari in una vasta area geografica compresa tra l’Europa e il Levante; uno dei fattori determinanti della supremazia commerciale e militare veneziana. Dall’altro, il commercio del caffè, l’acqua negra bollente, introdotto a Venezia da ebrei e armeni, con succursali al Cairo e Alessandria d’Egitto; affidata alla corporazione di Aqua di Vita (Acquavitieri), la vendita della materia prima e la distribuzione della bevanda divennero una delle principali entrate nelle casse dello Stato, garantita dalla presenza di ben 588 botteghe.
Ritornando nell’inesauribile miniera delle opere d’arte del Palazzo Ducale, dal raffronto fra lo spettacolare dipinto della battaglia di Lepanto, realizzato da Andrea Vicentino, e le sue fonti a stampa, è emerso un duplice intento propagandistico: ricostruire le vicende dello scontro navale per esaltare l’eroismo dei veneziani, ma anche per attribuire a Sebastiano Venier l’esclusività dell’assalto all’ammiraglia turca. Un racconto sospeso fra verità storica e falsificazione, dovuto a un atteggiamento anti-spagnolo maturato in seno al patriziato veneziano durante la seconda metà del Cinquecento.
Le conferenze della terza edizione del progetto, programmate per il 2025, ricalcano e affinano gli obiettivi già delineati nei due anni passati. L’attenzione riservata alla poliedrica storia veneziana si articola in tre appuntamenti. Il primo, di carattere religioso, riguarda il tema del Purgatorio, esaminato nei suoi aspetti letterari, sociali e artistici durante un arco temporale che si estende dal Concilio di Trento alla caduta della Serenissima. Il secondo, squisitamente architettonico, analizza gli aspetti funzionali e decorativi della scala nelle dimore veneziane. Il terzo, si sofferma sull’ambizioso ma fallito tentativo da parte della Repubblica di unificare la penisola italiana.
La necessità di una lettura storica congiunta che abbracci i territori mestrini e veneziani, continua con due interventi. Il primo, individua i caratteri strategici delle fortificazioni litoranee e di terraferma nel corso dei secoli. Il secondo, esamina l’evoluzione storica e morfologica della gronda lagunare da San Giuliano a Marghera.
Infine, nell’intento di avvicinare la storia al presente e al futuro di Mestre e Porto Marghera, è prevista una conferenza sul Novecento e, in particolare, sugli imprenditori Paolini Villani, Vidal e Colussi.
A tutti i relatori, la cui generosa disponibilità e il cui originale contributo hanno consentito la realizzazione dell’iniziativa, va il sentito e riconoscente ringraziamento de “Il Circolo Veneto” e del direttore del progetto VeneziE. L’elenco completo delle loro conferenze, qui di seguito riportate, è disponibile anche sul sito del Circolo e la registrazione video dei loro interventi, unitamente a un loro breve riassunto, è disponibile sulla playlist Venezie del canale YouTube del Circolo.
Mestre-Venezia, 8 gennaio 2025
Antonio Manno
Tutti gli incontri avranno inizio alle ore 18:00 e si svolgeranno al Centro Culturale Candiani di Mestre in Sala conferenze (quarto piano, con ascensore).
Clicca sulle date per conoscere i progammi e i relatori.
Enrica Folin, Il Purgatorio nell’arte figurativa veneziana. Letteratura, società e arte
Debora Gusson, Antonio Manno, Riccardo Roiter Rigoni, Le fortificazioni di Venezia, Mestre e Chioggia dall’XI al XX secolo
Marina Crivellari Bizio, Una curiosa architettura veneziana da scoprire: la scala
Vittorio Resto, Evoluzione storica e morfologica da San Giuliano a Marghera, sulla Gronda fra Mestre e Venezia
Massimo Orlandini, Porto Marghera e Mestre: l’eredità industriale del Novecento, patrimonio per il futuro. Alcuni casi significativi
Federico Moro, Venezia offensiva in Italia, 1381-1499. Il secolo lungo di San Marco (LEG Edizioni)