Le mie strade

di Serena Trevisanato


Sopraffatta dalla stanchezza e in preda all’ansia che ormai da mesi l’assillava, Giulia aprì la finestra della sua camera per prendere una boccata d’aria. Erano le sette del mattino e aveva trascorso quasi tutta la nottata insonne, pensando e ripensando all’esame di latino che l’attendeva. Era arrivato il fatidico giorno dell’esame di riparazione, un incubo indescrivibile per ogni studente rimandato a settembre, ma per lei davvero un’agonia che non vedeva l’ora di interrompere. Aveva sempre sostenuto con fermezza che questa punizione proprio non se la meritava, lei che aveva studiato tanto e si era impegnata con tutte le sue forze durante l’anno scolastico, nonostante i problemi di salute e senza nessuna comprensione da parte degli insegnanti, un accanimento che non trovava risposta. Un’ingiustizia. Non accettava però l’idea di aver sbagliato strada, non ci credeva proprio, ed era determinata a dimostrare a tutti che ce l’avrebbe fatta anche questa volta, come lo scorso anno, ma che sarebbe stata anche l’ultima. Mai più avrebbe trascorso un’estate sui libri, mai più avrebbe potuto sopportare tutto questo tormento. Non smetteva di ripetere a se stessa che la strada scelta era giusta, in fin dei conti il suo desiderio più grande era quello di diventare una brava veterinaria e gli studi scientifici erano la via obbligatoria per accedere all’università e frequentare la facoltà da sempre sognata. Giulia era certa che il destino avesse già deciso per lei, ancor prima di scegliere lei stessa la professione che voleva fare da grande. Gli animali erano il suo scopo di vita, li amava oltre ogni cosa, e il desiderio di poterli curare, proteggere, aiutare, la rendeva invincibile e le trasmetteva una forza sovrumana. Questa era la sua strada e doveva rischiare il tutto per tutto per raggiungere il suo sogno. Uscì di casa, frustrata ma allo stesso tempo accecata dalla rabbia e dalla voglia di riscatto, accompagnò i suoi amati cagnolini a fare una breve passeggiata al parco adiacente, come ogni mattina, e poi via di corsa a scuola, desiderosa di terminare nel più breve tempo possibile quella mattinata di fuoco. Le due ore più lunghe della sua vita. Sapeva che era preparata ed era perfettamente conscia che le ripetizioni sostenute erano state esaustive, ma sapeva anche che in certi momenti la sua emotività aveva giocato brutti scherzi e ora non poteva proprio permettersi di farsi sopraffare da quello stato d’ansia. Estrasse dalla tasca della camicetta il suo portachiavi preferito, a forma di zampetta, e lo strinse forte a sé come portafortuna; non era mai stata scaramantica, ma in quel momento, considerando che anche le sue convinzioni più irremovibili iniziavano a vacillare, decise che tutto ciò che poteva aiutarla a trovare coraggio era ben accetto. Al suono della campanella un sussulto la risvegliò dai suoi pensieri, era giunto il momento di entrare in classe, di affrontare l’esame di latino e ahimè di rivedere, dopo tre mesi, il dannato Professor Bischello, colui che le aveva ripetuto, durante tutto l’anno scolastico, che quella non era la sua strada! Cosa fosse più terrificante non lo sapeva davvero nemmeno Giulia: sostenere l’esame o affrontare la risata beffarda del latinista più odiato della scuola? Non stette molto a pensarci; alla fine, varcò la soglia della classe con passo felpato ma deciso, si sedette silenziosamente e dette solo uno sguardo veloce al docente, terrorizzata all’idea di dover sottostare alle sue ironiche battute. Fu felice di non essere nemmeno notata dal docente, che lasciò quasi subito l’aula per rispondere ad una telefonata inaspettata e non tornò più in classe durante le due ore d’esame. Giulia si guardò attorno, le pareva di essere sola in mezzo al deserto, nonostante ci fossero molti suoi compagni di classe e le altre docenti che facevano sorveglianza. Con il cuore in gola, la vista annebbiata dalla tensione e le gambe che tremavano come foglie secche in autunno, lesse rapidamente la versione di latino assegnata. Capì all’istante che poteva farcela! Sì era fattibile, molto più di quanto avesse mai immaginato. Realizzò con soddisfazione che la preparazione raggiunta era adeguata e avrebbe passato la prova con successo: ne era certa. Finì in anticipo, incredula di ciò, poiché durante l’anno scolastico mai era stata così rapida e convinta della correttezza della versione. Si voltò a guardare i compagni e notò che in parecchi avevano il volto arrossato e contratto, gli occhi lucidi e le labbra serrate. Capì che forse la versione non era stata per tutti così semplice e ne ebbe conferma poco dopo, al termine dell’esame, quando solo alcuni compagni riferirono di essere riusciti a completarla. Consegnò il compito soddisfatta ed uscì di corsa dall’aula, raggiante, ma desiderosa di abbandonare al più presto quel luogo. L’attendeva il papà, seduto su una

panchina nel giardino della scuola. Quando lo vide gli saltò in braccio, come faceva sempre la sua sorellina di tre anni, e lo strinse forte come non mai. Aveva voglia di urlare al mondo che le sue fatiche erano state ripagate, i suoi sforzi ricompensati e finalmente si sentiva libera di godersi l’ultima settimana di vacanze senza dover toccare un libro. Poco tempo, se paragonato ai tre mesi estivi, ma comunque sufficiente a farla sentire di nuovo libera. Sì, era proprio una vera liberazione, comprensibile solamente da chi affronta questa esperienza. Decise di andare con la mamma a ritirare la pagella, perché desiderava essere la prima a leggere i voti e verificare la media che le era stata assegnata, ci teneva davvero tanto, e riteneva necessario controllare personalmente che la promozione fosse una realtà certa e non un sogno. Non immaginava, però, che a consegnare il documento di promozione fosse proprio il professor Bischello. Appena lo vide si bloccò di colpo, il cuore iniziò a battere con ritmo sempre più accelerato, la voce si interruppe e sbiancò come uno zombie. Stava svenendo. Ciò che accadde, però, fu davvero sorprendente: il professor Bischello la prese sottobraccio e con voce gentile ma ferma si congratulò per gli ottimi risultati raggiunti, le disse che credeva molto in lei ed era convinto che la determinazione e l’impegno fossero la miglior arma per vincere ogni battaglia e sfidare ogni difficoltà che si incontra nella vita, e Giulia l’aveva dimostrato alla grande! Finalmente aveva la certezza che quella era la sua strada! La strada giusta! E non avrebbe mai più avuto dubbi!