Marianna Marangoni

Come fratelli


Segui il fiume, le aveva detto sua madre prima di spingerla a correre il più lontano possibile da loro, dalla loro casa, dal loro villaggio; da quel villaggio che conosceva fin nei minimi dettagli, quel villaggio che era da sempre stato il suo rifugio, la sua vita.

Segui il fiume e non voltarti mai indietro, per nessuna ragione al mondo; corri più veloce che puoi, vedrai che noi ti raggiungeremo, ma tu non fermarti. Mai. Il fiume è nostro amico, nostro fratello, lui ti proteggerà.

Lei non voleva andarsene, non voleva lasciare la sua famiglia, la sua gente, i suoi ricordi, ma in lacrime era stata costretta a correre e si era ripromessa di non voltarsi, di fare come le aveva detto sua madre mentre la teneva stretta a sé.

Quegli uomini erano arrivati pochi giorni prima e da subito avevano iniziato a comandare, a distruggere, a bruciare, devastando tutto quello che era sempre stato il loro mondo, un mondo fatto di pace, di armonia con gli altri e con la natura. Aveva visto la sua gente, i padri dei suoi amici, suo padre cercare di ribellarsi a quelle violenze, a quei soprusi e finire per essere torturati, legati, come loro non si sarebbero mai permessi di legare neppure un animale. Aveva sentito le donne piangere e gridare per cercare di fermarli. Loro, però, si erano abbattuti su chiunque, come la furia del vento quando si abbatte sui rami degli alberi troppo deboli per restare attaccati al tronco. Volevano la loro terra, a tutti i costi; quella terra che era sempre stata tanto cara, tanto generosa con il suo popolo, come una madre che ti protegge e veglia su di te, come una madre a cui tu vuoi bene e per la quale nutri un immenso amore e un rispetto profondo. Quegli uomini invece non la amavano e non la rispettavano; la volevano solamente possedere e sfruttare, senza darle nulla in cambio. Volevano annientare anche il loro adorato fratello, il fiume, quel prezioso corso d'acqua da sempre importante per la sua gente, così forte e impetuoso, ma nello stesso tempo tanto fragile e vulnerabile.

Segui il fiume, non fermarti. Solo questo la spingeva a correre, solo il ricordo di quelle parole dette con la speranza di salvarla. Lo sapeva che il fiume l'avrebbe aiutata e protetta, l'aveva sempre fatto con tutti loro; sin da quando i suoi antenati avevano deciso di costruirsi un futuro condividendo con lui quella parte di foresta, era stato generoso nel donare cibo, fondamentale nel nutrire il terreno quando madre natura non voleva far scendere la pioggia, complice nell'allietare le loro giornate. Le avrebbe segnato la via da seguire, fino al punto indicatole, su verso la sorgente, dove l'acqua era meno profonda e la riva opposta meno lontana; e lei avrebbe potuto attraversare per mettersi in salvo sull'altra sponda, dove gente straniera, venuta da lontano per aiutarli l'avrebbe protetta; dove attendere al sicuro l'arrivo di sua madre che, glielo aveva promesso, l'avrebbe raggiunta.

Era stanca, però, doveva riposare. I piedi le facevano male e le gambe non l'avrebbero retta ancora a lungo. Sua madre le aveva detto di non fermarsi, ma adesso non ce la faceva più; le chiese perdono per doverle disobbedire. Aveva bisogno di mangiare qualcosa e di un posto dove poter riposare, soltanto un po'. Conosceva tutte le piante della foresta e sapeva che una di loro sarebbe stata felice di nutrirla con i suoi preziosi frutti; ma non si sarebbe allontanata dal fiume, quello mai, non avrebbe abbandonato suo fratello, come lui non avrebbe abbandonato lei.


Il sole da poco sorto l'aveva risvegliata da un sonno agitato, un sonno fatto di grida e lacrime che riaffioravano dal profondo. Aprì gli occhi e lo vide, suo fratello, che riluceva sotto quei caldi raggi, che accompagnava con il suo continuo e rassicurante gorgogliare il canto mattutino degli uccelli. Quell'immagine così tanto cara la riempì di speranza. Si rimise in cammino con nuova forza nelle gambe. Non doveva mancare ormai molto al punto in cui attraversare, in cui immergersi nelle acque poco profonde. La giornata era splendida e la certezza di farcela l'aiutò ad essere meno triste. Non si sentiva sola, suo fratello era sempre lì al suo fianco, a dividere con lei il cammino.

Ad un tratto un rumore sordo, poco lontano, la mise in allarme. Voci di uomini, vicine, troppo vicine. Non era la sua gente, fuggita come lei; erano voci crudeli, sconosciute. Si mise a correre più veloce che poteva, ma le voci erano sempre più incombenti, sempre dietro di lei.

Non ce l'avrebbe fatta a scappare, non sarebbe riuscita a raggiungere il punto esatto dove attraversare, l'avrebbero presa e lei non avrebbe più rivisto sua madre. Doveva decidere, non aveva altro tempo.

In quel momento lo sentì: lui la stava chiamando con la sua voce limpida e cristallina, rischiarando la superficie ai raggi del sole le stava indicando la via di fuga.

Senza nessun timore lo ascoltò e si gettò nelle sue acque, avvolta dai vortici, come in un abbraccio.

Doveva nuotare, arrivare alla riva opposta, non era poi così lontana. Poteva farcela e chiese silenziosamente aiuto a quel suo fratello che non l'aveva abbandonata. Raccolse tutta la forza che aveva in corpo: la vedeva tra un flutto e l'altro, la riva era lì. Le forze, però, iniziarono pian piano ad abbandonarla, l'acqua era fredda e lei aveva mangiato troppo poco. Era stanca. Provò e riprovò, ma la riva si allontanava sempre più, irraggiungibile. Capì in quel momento che non ce l'avrebbe fatta. Rivide il volto sorridente di sua madre e le chiese nuovamente perdono: non si sarebbero riviste, non era stata abbastanza forte; ma non aveva paura, perché era con quel fratello che aveva cercato di salvarla, pur non essendoci riuscito, sopraffatto dalla forza del destino. Sarebbe rimasta per sempre con lui, non era sola, lui non l'avrebbe lasciata.

Si sentiva bene, in pace, ormai non doveva più scappare. Si sentiva a casa, protetta. Guardando verso l'alto vide che pian piano la luce del sole lasciava sempre più spazio alla tenebra.

La sensazione di protezione, però, non la abbandonava, la voce del fiume le mormorava nell'orecchio, incessante.

All'improvviso vide lontano un volto… il volto di sua madre? Sempre più vicino, un volto di donna e i raggi del sole riprendersi lo spazio rubato dal buio; provò la sensazione di venire di nuovo al mondo, di essere estratta dal grembo materno.

La stesero sull'erba, la avvolsero per riscaldarla. Sentì una voce calda, rassicurante, non era quella di sua madre: “Stai tranquilla, ora sei al sicuro. Hai rischiato di morire in quell'acqua gelida, ma il fiume ha avuto pietà di te e ti ha portata proprio qua, da noi. Siamo riusciti a tirarti fuori appena in tempo. Sembra un miracolo. Ora andrà tutto bene, ce l'hai fatta”.

Quelle parole le turbinavano nella testa, confuse, ma capì. Era salva! Ce l'aveva fatta! Sapeva che suo fratello non l'avrebbe abbandonata. Mai. L'aveva portata ad una nuova sorgente, a nuova vita. E rivolgendo lo sguardo verso di lui, lo ringraziò, promettendogli che anche lei non l'avrebbe abbandonato. Mai.