Orietta Celant

Lungo il Fiume Nahr


Oggi si sposa mia figlia.

Lei, è una creatura bellissima, profuma di rosa; il suo viso è illuminato da due perle lucenti, gli occhi. Occhi neri, come la notte, luminosi come le stelle del firmamento; ciglia lunghissime evidenziate dal mascara, il tratto di matita nera ed il kajal contornano il suo sguardo vivace e lo risaltano.

Le gote sono pizzicate da un leggero rossore, è bellissima mia figlia.

I suoi capelli morbidi, nero corvino, lunghi fino alle spalle movimentati da onde leggere e regolari, come le increspature di un fiume, mosso da una lieve corrente.

Ricordo di essermi sposata anche io alla sua età, mia madre mi aveva confezionato uno splendido vestito, in taffetà di seta.

L’abito era ricamato di fiori in rilievo dai colori tenui e delicati, una linea semplice e sobria, una raffinatezza disarmante.

Mia madre, con cura maniacale, mi aveva raccolto i capelli sulla nuca in un elegante chignon, strutturato da una miriade di forcine.

Ricordo che anche lei piangeva, come sto piangendo io adesso per il matrimonio di mia figlia.

Le lacrime continuano a scendere dai miei occhi, come un fiume in piena.

Attraversano il mio viso.

È stupenda mia figlia. Mi chiede perché continuo a piangere.

Oggi si sposa mia figlia.

…..

Oggi figlia mia non sarò presente al tuo matrimonio, acconsentire significa incoraggiare un inganno, non posso impedire che accada ma voglio far sentire la mia voce di protesta.

Ora mi trovo in un limbo, sotto di me scorre il fiume Nahr, non sento il rumore dell’acqua ma riesco a vedere le sue torbide e sporche acque; sporche come mi sento io nel mio intimo.

……

Mia figlia si chiama Nahr, nella mia lingua significa fiume.

Ha 9 anni, costretta a sposare un uomo che potrebbe essere suo nonno.

Ricordo il giorno del mio matrimonio, avevo l’età di mia figlia.

Ricordo l’abito fatto da mia madre, ero bellissima, giovane, innocente e condannata ad una vita di violenze ed abusi.

Privata per sempre della mia infanzia, dignità e ambizione di vita.

Non posso fermare questa incombenza ma nemmeno essere complice. Ho odiato mia madre per tutta la vita.

……

Quando è nata Nahr, mia figlia, speravo fosse un maschio, la donna vale meno di un cane, in questo mondo.

L’ho chiamata Nahr, fiume, con la speranza che cresca forte come la corrente di un fiume, l’impeto dell’acqua spazza via tutti i detriti incontrati durante il tragitto.

……

Ora sono appesa ad un pilastro del ponte sul fiume Nahr, come una bandiera mossa dal vento; sto oscillando con una corda appesa al collo. Fa un po’ male, un leggero bruciore alla gola ma sopportabile, rispetto a quello che ho passato in questi anni e a ciò che provo lasciandoti in questo mondo da sola.

Perdonami figlia mia, non odiarmi, io ho odiato il silenzio di mia madre per tutta la vita; questo dolore mi uccide, la soluzione migliore è offrire la mia inutile vita come grido di ammonizione a questo sistema, in cambio salvare altre giovani vite, compresa la tua.

Questa è l’unica voce che sono riuscita a far sentire; ora credo di essere morta finalmente. Non sento lo scorrere del fiume, non vedo le torbide acque.

La voce è questo corpo senza vita, che oscilla lungo il corso del fiume Nahr: sacrificio, disperazione e protesta contro questa omertosa e passiva società.

Società malata e maschilista che tratta le donne come merce di scambio, essere umano di razza inferiore.

Spero che questo grido di dolore possa essere ascoltato dal mondo intero, poter salvare mia figlia e tutte le spose bambine del mondo.

……

Io sono Leila una mamma e sposa bambina, ho quasi 18 anni.