Angela Melloni

Lovers' embrace


Un'altra noiosissima giornata in questa discarica. È da troppo tempo che sono qui, non ce la faccio più. Ogni giorno è uguale al precedente, e uguale al successivo. Le persone arrivano con un'espressione annoiata, alcuni si siedono accanto a noi, appiccano un fuoco, ci guardano di sfuggita, come se non avessimo importanza, si accendono delle sigarette, aprono delle birre, parlano del più e del meno e se ne fregano di noi. Nessuno legge la nostra storia, a nessuno interessa sapere del perché siamo separati. Non gli importa del fatto che non siamo più come prima, quando il nostro scultore ci ha realizzati rivivendo l’amore per la sua amata e ci ha creati come due giovani che si stringono in un abbraccio dolce e passionale, mentre si guardano negli occhi, nell'attesa di un primo bacio d'amore. 

Ricordo ancora quando ci ha donati a quel bellissimo giardino, dove tutti i giovani amanti si incontravano e si sedevano al nostro fianco, raccontandosi storie, stretti amorevolmente, e dove anche lui ha provato per la prima volta l’amore profondo per la donna della sua vita. Abbiamo passato in quel luogo i nostri momenti più belli, ascoltando le parole dolci degli innamorati e facendo conoscere loro la nostra storia. Quando la sera i ragazzi se ne andavano, potevamo ridere insieme, baciarci, scendere dal nostro piedistallo e al chiaro della Luna ballare, mentre i fiori intorno a noi oscillavano al vento. Ma poi, è scoppiata la guerra, in città c’era il disastro più totale; per colpa di una bomba, del giardino non rimase più traccia, e a causa dell’esplosione anche noi ci siamo spezzati, ormai non più una coppia su un unico basamento ma due singoli divisi per sempre. Io ho perso l'avambraccio, lui la gamba fino all'altezza del ginocchio. La guerra non spezzò solamente destini, ma lasciò ferite fisiche e psicologiche. Le persone giravano per strada con il terrore negli occhi e camminando a fianco a cadaveri, diventati ormai come noi, statue di marmo, sembravano non provare più alcun sentimento. Quando la guerra finì, gli uomini ci presero come fossimo spazzatura e ci abbandonarono qui. Eravamo rotti, e a nessuno importavamo più. Siamo passati da statua da celebrare a paccottiglia da disprezzare. 

Mi mancano i vecchi tempi, ogni giorno che passa continuo ad aspettare di sentire qualcuno che ci voglia rivedere insieme, questo è il mio desiderio. Tutto ciò che voglio è tornare da lui, averlo vicino, anche solo un'ultima volta. Mi manca tanto il calore che sentivo quando mi stringeva tra le sue braccia mentre ci guardavamo negli occhi e sul suo volto appariva quel mezzo sorriso dolce e sincero. Mi manca accarezzare il suo viso, sentire sotto le dita le curve degli zigomi o delle fossette ai lati della bocca. Ma ciò che mi manca di più è poterlo baciare senza che qualcuno ci guardi. Sentire le sue labbra sulle mie è una sensazione che non voglio dimenticare. 

Vorrei poter scendere da questo piedistallo, corrergli incontro, abbracciarlo, ma io non ci sono mai riuscita, era sempre lui il primo a farlo, e poi aiutava anche me. Non è mai stato facile abbandonare il nostro basamento, però era per noi una necessità, per poter esprimere a gesti quello che era impossibile esprimere con la voce e con le parole. Ma da quando lui ha perso la gamba, non può più correre questo rischio e per quanto ci abbia provato, io gli ho sempre impedito di farlo: se dovesse cadere da quell'altezza potrebbe rompersi, più di quanto non lo sia già, e anche se mi fa male dirlo, preferisco essergli lontana che vederlo a terra solo e indifeso. 

Ogni giorno che passa sono costretta a guardarlo da qui, mentre le persone gli vanno vicino, gli spengono le sigarette addosso, lo toccano, gli rovesciano bibite o vernice sulla testa, solo per divertimento. Non mi interessa quando succede a me, ma quando lo fanno a lui io vorrei mandarli via, urlare, ma purtroppo una statua di marmo non ha voce. 

Vorrei poter fargli capire che lo amo, per consolarlo, e fargli sapere che gli sono vicina, ma non possiamo far vedere agli uomini che riusciamo a muoverci e che abbiamo un’anima, non capirebbero, e per noi sarebbe ancora più pericoloso, quindi possiamo svelarci solo la notte, quando il silenzio regna in questa zona di periferia, protetti da sguardi indiscreti. 


La discarica inizia piano piano a svuotarsi e tutti si allontanano per trovare qualche passatempo alternativo al fumare in questo posto. 

Spengono il fuoco che era stato acceso e tutto diventa completamente buio, l'unica luce che ci illumina è quella della Luna, che è apparsa in cielo dopo un bellissimo tramonto color arancione. I suoi raggi filtrano leggeri attraverso le vetrate rotte dei vecchi edifici abbandonati permettendoci finalmente di vivere. 

Inizio a muovermi per mettermi in una posizione comoda e utile per poter vedere il mio giovane amante, ma quando punto gli occhi sul suo viso, noto un'aria triste e dolente. 

Non è lo sguardo che ha di solito e questo mi preoccupa molto, sembra stanco. Appoggia una mano all'altezza del cuore e capisco che prova un dolore che lo fa soffrire e vorrebbe trovare una soluzione. A gesti cerco di spiegargli che il tempo lo farà guarire, ma all’improvviso vedo che si accuccia con qualche sforzo e prova a sollevare dal piedistallo l'unico piede che gli rimane. 

A quel punto capisco le sue intenzioni. 

Allarmata allungo il braccio nella sua direzione per fermarlo, è una follia, così potrebbe rischiare la vita. Lui però mi ignora, sa che se mi desse retta non riuscirebbe a portare a termine il suo piano per farci tornare insieme. Agito il braccio e scuoto la testa per pregarlo di fermarsi, voglio che capisca che se dovesse cadere rischierebbe di rompersi per sempre, e che io non potrò aiutarlo. Questa cosa mi fa male, e delle lacrime iniziano a scendere sulle mie guance, bagnando il marmo liscio e freddo. Mi vede piangere ed esita per un istante, ma poi non rinuncia. 

Con un salto arriva al suolo, ma la sua unica gamba non lo regge e cade. 

Rimango ferma a guardarlo, mentre è a terra, con anche l'altra gamba ormai spezzata. 

Mi viene un tuffo al cuore. So che lui ha fatto tutto per poter venire da me, e io non sono riuscita a impedirglielo. Mi sono appena rotta di nuovo, ma questa volta in un punto meno visibile, nel profondo del mio petto. Il dolore nel mio animo è talmente intenso che crepa la superficie marmorea all’altezza del cuore. 

Le lacrime scendono ora veloci come un fiume in piena. Per la prima volta trovo la forza di lasciare da sola il basamento, ma con il mio unico braccio è più difficile. Fa male, ma non posso lasciarlo lì, non riesco a sopportare l'idea di vederlo a terra, non ora che ha bisogno di me più che mai. 

Non mi arrendo. 

Stare con lui e aiutarlo sono il mio desiderio, perché lo amo, e per me l'amore è proprio questo, esserci sempre. 

Finalmente riesco a scendere a terra. 

In meno di un secondo sono da lui, le lacrime mi offuscano la vista, mi chino al suo fianco. 

Gli sollevo piano il capo con il braccio e lo appoggio sulle mie gambe. Mi guarda, nei suoi occhi non vedo né tristezza né dolore. So a cosa sta pensando. Sposto la mano sul suo viso e inizio ad accarezzarlo. Quella sensazione mi era mancata moltissimo. Finalmente posso toccare di nuovo i suoi capelli, stringergli le mani, sentire cosa si prova ad abbracciarlo e venire stretta tra le sue braccia, e soprattutto posso baciarlo. 

Non aspetto altro, mi avvicino a lui, le mie labbra incontrano le sue. Mi sembra di essere tornata a quando siamo stati creati da quel giovane uomo innamorato, e ricordo la prima volta che ci siamo visti. Le lacrime che scivolano sulle mie guance e sulle sue sono di gioia, ed è da tanto che aspetto che succeda di rincontrarci. 

Rimaniamo a terra, in un abbraccio infinito, e ogni tanto rubandoci qualche bacio a vicenda. Nessuno ci può più separare, e possiamo rimanere così per sempre. 

Il mio desiderio è diventato realtà, poter stare con lui un'ultima volta che durerà tutta la vita.