Chiara Biscaro

Oltre il desiderio


“Gli antichi greci davano molta importanza all’arte oratoria, infatti per sapersi esprimersi al meglio bisognava seguire delle lezioni con un maestro, ma solamente coloro che riuscivano a persuadere con le parole avevano un talento innato in ambito politico e sociale”. 

Queste parole le ho trovate su internet tanto tempo fa e mi hanno sempre fatto riflettere. Penso ai politici della storia, e a come riescano a guidare, convincere, emozionare e far lottare i popoli per i propri ideali. Penso agli attori che riescono a portarci in mondi nuovi e sconosciuti, e agli insegnanti che con le parole arricchiscono il sapere. A ciascuno di noi che con le parole riesce a far ridere, commuovere, riflettere e pensare.

Le parole e il loro potere immenso.

Sono sempre stata affascinata da loro, peccato che loro mi siano state spesso nemiche.

Ho scoperto presto che le idee c’erano nella mia testa, avvincenti ed impetuose, ma qualcosa dal mio cervello al muscolo della lingua non funzionava bene: non riuscivo ad esprimermi in pubblico, soprattutto quando non mi sentivo a mio agio ed ero oppressa dalle emozioni.

Quando ero più piccola, le maestre condividevano sempre i loro timori con i miei genitori, pensavano che sarei diventata balbuziente. Sono passati anni, e non è cambiato quasi nulla nel mio modo di parlare, però è cambiato il mio modo di pensare. 

Il mio nome è Iris, sono una semplice ragazza, non troppo diversa dai miei coetanei, che cerca di accettare sé stessa e di essere accettata dagli altri, e che fino a poco fa aveva fisso un desiderio.

Nessuno mi capisce meglio di me, anche perché non sono mai riuscita a farmi capire del tutto dagli altri. Dovete sapere che nella mia mente, quando parlo in pubblico, si forma una specie di tempesta: inizio a sentirmi a disagio, so che tutti gli occhi sono puntati verso di me pronti a giudicarmi, e la mia voce si blocca. 

In realtà so perfettamente cosa dire, parola per parola e sillaba per sillaba; però queste parole non riesco a buttarle fuori neanche con la forza, ed è in questo momento che le sillabe si ripetono, perdo il controllo e inizio a balbettare. 

Quando si balbetta ci si sente in imbarazzo per sé stessi, capisci che non riesci ad esprimerti e desideri con tutto il tuo cuore di essere una persona come le altre.

Quante volte avrei voluto partecipare ai dialoghi della scuola, alle riflessioni tra amici o anche alle semplici e sane litigate in famiglia, ma non ci riuscivo, non ne avevo né il coraggio né la forza. Eppure, sono sempre stata una persona pronta a dire la propria opinione senza preoccuparsi dei giudizi, mi piace riflettere sulle cose, sarei capace di creare discorsi complessi e articolati e invece devo sforzarmi per far uscire una parola che non vuole saperne di prendere vita. Per questo dentro di me provavo rabbia, rabbia per il fatto che non riuscivo ad esprimermi come volevo, non riuscivo a dire ad alta voce il discorso che nella mia mente era limpido, non riuscivo a comprendere il mio grande meccanismo.

E se da grande avessi voluto fare l’insegnante? o l’avvocato? Come potevo svolgere un lavoro basato sui rapporti e le interazioni tra le persone? 

Sono cresciuta desiderando di non avere questo problema, desiderando di essere una come tutti gli altri, che non ha paura quando viene il suo turno di ordinare la pizza il sabato sera e che non ha paura della paura stessa.

Ci sono stati momenti in cui ho cercato di far finta di niente, far finta di non essere balbuziente: cercavo di vivere la mia vita e basta, però il senso di vergogna e la mia fragilità mi riportavano nel mio angolino sicuro distante da tutti e dalle relazioni sociali.

Un giorno però qualcosa è cambiato, nella mia mente quel giorno si è formato un pensiero che poi è diventato finalmente una decisione.

La sera ero andata con dei miei vecchi amici a mangiare una pizza in un piccolo locale della mia cittadina. Dopo aver ordinato la mia solita margherita, mi sono chiesta: perché devo perdermi le cose buone della vita per paura? Perché devo rinunciare a una pizza con tutti i più squisiti condimenti solo a causa delle mie balbuzie, solo perché ho paura di non dire tutto insieme “pizza con pomodorini, olive di Gaeta e mozzarella di bufala campana”? Questo pensiero, balenato per una manciata di secondi, mi ha fatto finalmente capire che non solo bisogna mangiare il gusto della pizza che piace di più, ma bisogna scegliere sempre il gusto della vita che più fa per noi.

Solamente col tempo ho compreso che le parole sono un grande mistero e un grande dono; grazie ad esse le persone possono scambiarsi pensieri dolci o cattivi, dirsi le cose più banali o più importanti, farsi gli auguri o, perché no, cantare a squarciagola! Ma le persone che sfruttano al meglio quest’arte sono i balbuzienti che trasformano delle semplici lettere unite in sillabe, in emozioni, sentimenti e una fatica che nessuna persona comune può capire.

Per questo ho iniziato a fare tutto quello che avevo voglia di fare, cercando di sorridere davanti alle difficoltà. Ho smesso di fuggire ed ho imparato ad affrontare. Anche perché mi sono detta: ma in fondo non è che tutti dobbiamo affrontare dei limiti? I miei magari sono più evidenti ma altri probabilmente sono anche più complicati. Ho smesso di desiderare per iniziare ad amarmi e a comprendere la mia persona e la mia fragilità.

È questo il messaggio che voglio dare a tutte le persone che si sentono insicure e per questo non riescono a vivere serenamente: dovete smettere di desiderare di essere delle persone diverse, dovete iniziare ad essere fieri della vostra unicità e particolarità. “Semplicemente desiderare” non basta, bisogna andare oltre.

Oggi vado fiera del mio modo di essere, della mia personalità sensibile, fragile ma allo stesso tempo forte. All’università studio psicologia per capire finalmente, passo dopo passo, il mio grande e non più tanto complesso meccanismo. Ovviamente non nego che ci sia ancora tanta strada da fare e non so nemmeno dove arriverò, ma io sono partita. E voi?